I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

domenica 6 marzo 2011

Il discorso del re

  Se diamo retta ai brevi riassunti che dovrebbero invogliare l'entuale pubblico ad armarsi di buona voglia, lasciare le proprie poltrone casalinghe ed avventurarsi in cerca di una sala cinematografica, questo film parlerebbe dell'angoscioso problema di re Giorgio VI (Bertie per gli amici, pochi), cioè la balbuzie, e dei suoi sforzi per vincerla in vista del discorso alla nazione più importante dell'epoca, e cioè quello che annunncia l'entrata in guerra del Regno Unito contro la Germania Nazista. In realtà, se così fosse, non avrebbe senso darsi tanta pena per cercare la sala più vicina, trovare parcheggio, spendere i propri soldi e via discorrendo. Per fortuna, c'è molto di più. E' un film storico, nel senso che ciò che vi è narrato fa parte della storia, vi è in essa inscritto, ma in maniera intima, anche drammatica per certi versi, e per altri buffa. E' una storia famigliare e casalinga che sostiene ed è sostenuta dalla grande storia nella quale si sta immettendo. Parliamo delle paure di un essere umano a ricoprire un ruolo, ad essere all'altezza delle attese del suo popolo, ad essere all'altezza del giudizio che la storia vorrà riversargli addosso.Un uomo, che per quanto reale purosangue, intriso fin nel midollo di codici comportamentali elitari (e più), rimane solo un uomo, meno sicuro del fratello, meno carismatico del padre, e con l'handicap, terribile per l'epoca, della balbuzie. L'uomo, il re, deve combattere contro sè stesso per giungere al momento culminante: confrontarsi con la propria voce. Sarà di quella che si nutrirà il popolo inglese. Una voce. Una voce che dovrà rivaleggiare con quelle forti e trascinatrici di Hitler e Mussolini. Una voce che non riesce a finire una sola parola senza impappinarsi almeno tre o quattro volte. Bertie troverà sulla sua strada Lionel Logue (Geoffrey Rush, fenomenale), un logopedista dai metodi personali (e più o meno ortodossi) ma efficaci, che scaverà in lui, nelle sue corde vocali e, soprattutto, nella sua vita rigida e intrisa di paure fino al midollo. Il film è questo: la crescita di un uomo e delle sue paure, di un uomo con le sue paure, di un uomo che riesce ad affrontare responsabilità enormi nonostante le sue paure e che, poco alla volta, assume una figura, un portamento (vedere le riprese da dietro le spalle, in uniforme, prima e dopo il discorso radiofonico) e una grandezza che alla fine sarà la storia stessa a riconoscergli. Un gran bel film, assolutamente consigliato e da consigliare, al quale i trailer che passano in tv non rendono giustizia. Interpretazioni eccellenti, non solo di Colin Firth (Oscar come migliore attore), ma anche di Geoffrey Rush, Elena Bonham Carter e Guy Pearce su tutti. L'unico neo è l'interpretazione di Timothy Spall, colui che dovrebbe essere Winston Churchill (!), e che invece si limita a piegare gli angoli della bocca verso il basso e a camminare come se fosse un cow boy appena sceso da cavallo. Per il resto un ottimo film.

USCITA CINEMA: 28/01/2011
REGIA: Tom Hooper
SCENEGGIATURA: David Seidler
ATTORI: Colin Firth, Guy Pearce, Helena Bonham Carter, Timothy Spall, Geoffrey Rush, Jennifer Ehle, Derek Jacobi, James Currie, Tim Downie, Michael Gambon, Anthony Andrews, Eve Best, Claire Bloom

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