I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

venerdì 21 gennaio 2011

Qualunquemente


Se volete ridere, evitatelo. A meno che non vi piaccia ridere sentendovi male, o piangendo nel contempo, o guardandovi allo specchio e vedendovi riflesso un vaso di begonie. Non è un film comico, piuttosto un saggio sociale travestito da film comico, perchè, come si sa, in Italia se vuoi dire qualcosa di serio devi travestirti da pagliaccio altrimenti la gente se ne ha a male e si offende.E' l'analisi impietosa e brutale delle origini stesse del berlusconismo, e come tale, cioè in quanto origine, dal berlusconismo abbondantemente superato. Non troverete alcun spunto, per quanto assurdo ed abbietto possa essere, che non si sia già verificato nella realtà. Anzi, certi sviluppi sono rimasti fuori, forse perchè gli sceneggiatori non hanno sufficiente fantasia o coraggio per azzardare certe cose.
Il film si apre con una scena da film di mafia, ma c'è un particolare, non è una runione mafiosa, è una riunione sistemica, nel senso che di "sistema" ha dato il pentito Calcara, cioè qualcosa che è al di sopra della mafia e di cui la mafia è semplicemente una parte, non per niente si intravede tra i partecipanti un prete. Sistema, cioè mafia, massoneria deviata, servizi segreti deviati, imprenditoria criminale e massonica e alte sfere vaticane. Poi, gli slogan assurdi e vuoti, il colore (in questo caso il viola) che invade il paese, le autobomba come avvertimento che, si sa, chi non sa scrivere è aduso a comunicare i propri sentimenti col tritolo, poi reificazione della donna, la controeducazione delle giovani generazioni, la grigezza del candidato concorrente, che non trova una via per comunicare coi cavernicoli che lo circondano, i brogli elettorali che ricordano tanto quelli denunciati nel documentario Uccidete la democrazia (di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, 2006) e infine la totale assenze della società civile. Il simbolo della corona che invade magliette e spille e non si capisce se vuole essere un omaggio al trash di Corona o un riferimento alla Sacra Corona Unita o alla Massoneria, o magari a tutti e tre. E il ponte sullo stretto (un qualsiasi stretto dei tanti che possiamo immaginarci). E il sogno della presidenza della repubblica. Appunto, è una sorta di prequel degli anni tristi e freddi che seguiranno. E che sono già seguiti.
Subito dopo Mani Pulite in Italia si alzò un pericoloso vento di legalità, presto spazzato via, qualunquemente, dagli italiani stessi.

Un film di Giulio Manfredonia. Con Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano.
Commedia, durata 96 min. - Italia 2011. - 01 Distribution

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