I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

venerdì 28 gennaio 2011

Ufo a Ar Core?

Si apprende ora una notizia che diversamente ha già fatto il giro delle più importanti redazioni del mondo, quantomeno del mondo conosciuto. Nella notte tra il 24 e il 25 Gennaio del corrente anno (2011) è stato avvistato nel cielo lombardo un oggetto volante non identificato, uno di quelli a forma di sigaro, come dicono gli esperti, o, come hanno avuto modo di asserire i pochi testimoni che in quel momento si trovavano a testa insù, a forma di bara.
Pare, a voler dar retta agli indigeni, che il fenomeno non sia nuovo nella zona. La concentrazione di avvistamenti sarebbe da localizzare nei pressi di Ar Core, località semisconosciuta dei dintorni, e amena solo fino ad un certo punto, comunque certo non famosa nel mondo per le sue splendide ziggurat o gli affreschi a bomboletta nel sottopasso della stazione.
La formazione geologica del territorio arcorese è costituita da terreno fluvioglaiale (!), particolare da non sottovalutare mai in casi di abduction e di fenomeni ufologici in genere, e il sottosuolo è ricco di argilla e poco poroso. Non per nulla Ar Core (la cosiddetta Twin Peaks italiana, a detta degli esperti del mistero) viene ricordato per la produzione della Gilera, motociclette da sempre argillose, e la sospetta casa Peg Perego (di cui si ignora il significato) misteriosa produttrice di altrettanto misteriosi passeggini in serie. Il quadro è già sufficientemente inquietante, quantomeno lo sarebbe, senza dover aggiungere i rapporti sulla fenomenologia ufo locale. Ufo a vagonate, dicono, ufo di ogni forma e colore e di ogni provenienza, ufo di ogni età e foggia, che calerebbero in quel di Ar Core in determinate sere, per scomparire verso l'alba, lasciando lunghe scie biancastre nel cielo che si va schiarendo. Scie biancastre, il più delle volte, e in certi casi sulle tonalità del grigio con sfumature fosforescenti.
Uno dei nostri inviati più validi è già al lavoro a tradurre gli articoli (con l'aiuto imparziale di Google translater) di inviati giunti da tutto il mondo per indagare i misteri di questa cittadina che di ridente ha solo uno dei suoi 17.636 abitanti, e in realtà avrebbe poco altro da ridere, o punto, se non forse alle spalle di qualcuno. In poche parole pare che alcune delle maggiori testate del globo terracqueo abbiano subodorato la notizia e vogliano fare della cittadina in questione, Ar Core (Ar-cuore) (Hard-core), un sorta di Twin Peaks, come già accennato in precedenza, questo perchè i misteri non si fermerebbero a qualche avvistamnento ufo, ma riguarderebbero i molti e numerosi (forse numerosissimi, a sentire il Vescovo) casi di incontri ravvicinati del terzo tipo, e altri fenomeni ancora, abduction, luci che salgono dal locale fiume Lambro (Lambro, dov'è che ho già sentito questo nome?) e si perdono in bolle svenevoli, cani a due teste, giovani ragazze nude che corrono per i boschi e che scompaiono al primo baluginare dei raggi lunari (o di altri raggi bluastri), apparizioni di vecchi conti in sanguinose rese dei conti, avvocati che si masturbano dietro gli alberi e casalinghe che si muovono per le strade notturne con passo zombico e rivoli di bava fredda e radioattiva (!!) agli angoli della bocca. Ovviamente possono essere solo sogni ad occhi aperti o scherzi di qualche citrullo del luogo (luogo e limitrofi, e anche oltre), ma l'idea di una Twin Peaks italiana già sollazza molti, forse troppi. Cercheremo prove, tasteremo il terreno (e, se ne avremo l'occasione, non solo quello), e sempre torneremo qui per rendere conto di quanto scoperto.
Per ora possiamo aggiungere che è scomparso, nella stessa zona e nella stessa notte dell'avvistamento di cui sopra, un signore di 75 anni, tale Elvino Bongusto, agricoltore della zona, già operaio in gioventù della Gilera, fabbrica nella quale svolgeva il ruolo del maggiordomo, poi disoccupato per diversi anni e alla fine, appunto, agricoltore di successo (inventò e rese noti nel mondo i Cavoli Amari di Ar Core, poi anche le Patate Dolci, sempre di Ar Core). Quando si è volatilizzato stava lavorando alla creazione di una nuova specie ittica da liberare nel Lambro. Pare che assieme al signor Bongusto siano scomparsi almeno due prototipi dei nuovi pesci, che teneva sempre con sè, stringendoli sotto braccio come usano fare i francesi con le baguette.
I nipoti sono sgomenti, i figli per la verità un po' meno, perchè sono dell'idea - parole loro - che il padre fosse da sempre incline a colpi di testa (senza specificare quali) e in fondo un po' tocco. La moglie morì quindici anni addietro in circostanze che alcuni dei paesani ritengono "poco chiare".

martedì 25 gennaio 2011

Sempre. Più. In. Alto.


Chiedersi chi e perchè si sia dato da fare, organizzandosi, prendendosi i propri rischi per esumare e portare via la bara di uno dei padri della patria berlusconiana, è il minimo che si possa fare. Darsi una risposta che abbia una parvenza di logica, invece, pare essere al di sopra delle capacità deduttive di un essere umano.
Il succitato Mike (il padre della patria di cui sopra) non era una rockstar, nè una procace ballerina o igienista mentale, bensì un signore nato a Nuova York e morto a Monte Carlo. Se non fosse stato per la mamma e i nonni paterni, ce lo saremmo risparmiato.
Dopo aver tentato la carriera giornalistica in Usa e in Italia, con un passato da valorosa staffetta bilingue partigiana, diventa il pioniere di un lavoro appena inventato: legge delle domande a delle persone che vengono definiti concorrenti, e poi controlla su un foglio se le risposte ricevute sono esatte o meno. Non ci crederete, ma data la specificità del suo lavoro (più o meno da catena di montaggio a Mirafiori) diventa ricco, famoso e, alla sua morte, l'8 Settembre del 2009, si merita i funerali di stato, il che la dice lunga sullo "stato dello Stato". Qualche tempo fa il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini propone una televisione in ogni aula e invita gli studenti a studiare il da poco passato a miglior vita Bongiorno Mike, e questo la dice lunga sullo stato dell'Istruzione nonchè del ministro.
Insomma, sorvolando sulla gran parte della sua biografia, più o meno meritoria (c'è da riconoscergli che oltre ad essersi schierato dalla parte giusta durante il conflitto mondiale, non si sà di sue visite ad Arcore che non fossero meno che decorose), stiamo parlando di un uomo che fu del tutto nella media e, a voler essere oscenamente schietti, anche un pelo al di sotto. Infatti divenne il Re delle gaffe, che è una parola fine, credo di origine francese, per dire "minchiate", e per le telepromozioni con relativi slogan da sottosviluppati felici e contenti. Ora, tornando a noi, a bomba, sulla fredda e disperante cronaca: chi mai si può voler portare a casa le spoglie mortali di mister Mike Bongiorno?
Nella stessa zona, non molto distante da dove se ne stava seppellito il signor Bongiorno, a Meina, sul Lago Maggiore, venne sottratta al proprio riposo eterno la salma di Enrico Cuccia, già mister Mediobanca. Era il Marzo del 2001. Venne poi fuori che si trattava di due operai di acciaieria a corto di soldi, valsusini. Due poveracci, come si dice in questi casi. Si parlò all'epoca di sette esoteriche se non proprio sataniche, di folli più o meno isolati, ma erano solo due omini a corto di soldi. Vennero presi grazie alle intercettazioni telefoniche e al processo il loro datore di lavoro chiese che non fossero incarcerati, in quanto in fondo si trattava di due buoni diavoli, e che sarebbero stati certamente peggio in acciaieria che nelle patrie galere.
Vennero messi sotto controllo una quantità abnorme di telefoni pubblici, e infatti i due (o forse all'inizio uno solo, non ricordo e non voglio ricordarlo con precisione) vennero arrestati all'interno di una cabina pubblica del telefono mentre cercavano di convincere i parenti del Cuccia a pagar loro un riscatto.
Ora, volendo escludere che i due rapitori del Cuccia post mortem siano recidivi, fatto che più che raro sarebbe oltremodo stupido, rimangono come sospetti più o meno tutti gli altri. Cioè tutto il resto degli italiani. Vale a dire, nessuno.
Rimane (essendo andata inevasa la prima domanda) il secondo quesito: perchè? Perchè mai sottrarre un corpo, che ad occhio e croce dovrebbe essere in un discreto stato decompositivo, per portarselo via? Anche in questo caso troveranno la bara in una baita di mezza montagna? Chiedereanno un riscatto? L'hanno già chiesto? E poi, una domanda che mi sono posto anche nella scorsa occasione, cioè nel caso Cuccia: se venisse pagato il riscatto, come diavolo si fa a far ritrovare la "refurtiva" senza farsi beccare con le mani nella marmellata? Voglio dire non è una borsa, una valigetta, un microchip e neppure un cagnolino da signora per bene. E' una bara, mon dieu!
E comunque, anche se questo volesse essere semplicemente un gesto dimostrativo, va fatto presente ai sequestratori che post mortem non si ottiene più niente,(neppure le rivincite, che vanno si gustate fredde, ma neppure poi troppo!) se non qualche pagina sui giornali e un diffuso senso di mistero (e di sconcerto, e qualche velata ironia) nella popolazione disorientata da tale bassezza morale.
Come dicevano i cronisti del bel tempo che fu, << Seguiremo gli sviluppi. >>, o attendiamo gli sviluppi o qualcosa del genere. Chissà che non se ne occupi anche Chi l'ha visto?
Quaggiù i topi, topi e pantegane per essere precisi, e anche quegli altri animaletti scuri e puzzolenti che nessuno qui sà più come si chiamano (che manco si prendono la briga di squittire, solo fanno si con la testa), comunque tutta la fauna di quaggiù si dice sconcertata, e schifata dal comportamento di certa gente. Stanno tutti aspettando una presa di posizione netta da parte della Chiesa e del suo rappresentante, il Santo Padre. Non si può continuare a tacere!
Noi, intanto, stiamo quaggiù, sempre più in basso.
E un appello: restituite quella bara all'affetto dei suoi cari!

venerdì 21 gennaio 2011

Qualunquemente


Se volete ridere, evitatelo. A meno che non vi piaccia ridere sentendovi male, o piangendo nel contempo, o guardandovi allo specchio e vedendovi riflesso un vaso di begonie. Non è un film comico, piuttosto un saggio sociale travestito da film comico, perchè, come si sa, in Italia se vuoi dire qualcosa di serio devi travestirti da pagliaccio altrimenti la gente se ne ha a male e si offende.E' l'analisi impietosa e brutale delle origini stesse del berlusconismo, e come tale, cioè in quanto origine, dal berlusconismo abbondantemente superato. Non troverete alcun spunto, per quanto assurdo ed abbietto possa essere, che non si sia già verificato nella realtà. Anzi, certi sviluppi sono rimasti fuori, forse perchè gli sceneggiatori non hanno sufficiente fantasia o coraggio per azzardare certe cose.
Il film si apre con una scena da film di mafia, ma c'è un particolare, non è una runione mafiosa, è una riunione sistemica, nel senso che di "sistema" ha dato il pentito Calcara, cioè qualcosa che è al di sopra della mafia e di cui la mafia è semplicemente una parte, non per niente si intravede tra i partecipanti un prete. Sistema, cioè mafia, massoneria deviata, servizi segreti deviati, imprenditoria criminale e massonica e alte sfere vaticane. Poi, gli slogan assurdi e vuoti, il colore (in questo caso il viola) che invade il paese, le autobomba come avvertimento che, si sa, chi non sa scrivere è aduso a comunicare i propri sentimenti col tritolo, poi reificazione della donna, la controeducazione delle giovani generazioni, la grigezza del candidato concorrente, che non trova una via per comunicare coi cavernicoli che lo circondano, i brogli elettorali che ricordano tanto quelli denunciati nel documentario Uccidete la democrazia (di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, 2006) e infine la totale assenze della società civile. Il simbolo della corona che invade magliette e spille e non si capisce se vuole essere un omaggio al trash di Corona o un riferimento alla Sacra Corona Unita o alla Massoneria, o magari a tutti e tre. E il ponte sullo stretto (un qualsiasi stretto dei tanti che possiamo immaginarci). E il sogno della presidenza della repubblica. Appunto, è una sorta di prequel degli anni tristi e freddi che seguiranno. E che sono già seguiti.
Subito dopo Mani Pulite in Italia si alzò un pericoloso vento di legalità, presto spazzato via, qualunquemente, dagli italiani stessi.

Un film di Giulio Manfredonia. Con Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano.
Commedia, durata 96 min. - Italia 2011. - 01 Distribution