I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

venerdì 18 marzo 2011

Burke & Hare, ladri di cadaveri

La storia è vera, ci ricorda un'avvertenza nei titoli di testa, almeno quelle parti che non sono false. E in effetti, la storia è quella reale occorsa alla fine dell'800 (1827-1828, il periodo dei delitti) ad Edimburgo, quando i cadaveri erano estremamente ricercati al mercato nero come mezzi indispensabili per far progredire la scienza medica. I personaggi storici sono numerosi, dai due protagonisti Hare e Burke (seppur con biografie un po' diverse) Samuel Coleridge e William Wordswoth, fino al professor Knox, l'utilizzatore finale dei cadaveri, che all'epoca, pur avendo capito cosa stava capitando, chiuse un occhio per il buon servigio che così facendo apportava alla scienza, ed alla sua reputazione. Anche la moglie di Hare è una figura storica, anche lei complice dei traffici del marito e dell'amico del marito. Da quel che se ne sa, i veri Burke e Hare (più signora) erano nettamente più sgradevoli della loro odierna versione cinematografica, avidi, senza scrupoli, e con poco senso dell'umorismo (ma su quest'ultimo aspetto non ci sono fonti certe nè verosimili). All'epoca, la scienza medica poteva usare, per i suoi scopi, solo morti enne enne, vale a dire di sconosciuti, o di gente che era stata giustiziata. Per quanto c'è da immaginare che non fossero poi pochi, evidentemente, come si suol dire, i cadaveri non bastavano mai. Forse sarebbe stato necessario giustiziarne di più. Tant'è. La storia è conosciuta, molto nel Regno Unito, e in parte anche qui da noi (io la lessi su un libro cartonato rosso Mondadori - credo - sui misteri e delitti famosi, ma ero giovane e non so se faccia curriculum), e se non la si conosce si fa presto ad immaginarla: i due (che non se la passavano per nulla bene a finanze) incappano casualmente in un cadavere e scoprono che ci si può fare dei soldi (infatti lo vendono al dott. Knox, l'utilizzatore finale), subito dopo intuiscono che i cadaveri - malauguratamente - non piovono dal cielo, e un attimo dopo, come viene detto nel film, decidono di mettersi in affari. Fare affari coi cadaveri, avendo già il compratore, vuol dire in buona sostanza procurarsi la materia prima. Se la materia prima scarseggia e il mercato pressa con le richieste (probabilmente, secondo le leggi dello stesso, anche alzando il valore della merce), allora ci si fabbrica il bene di scambio. Vale a dire, il morto lo si fabbrica in casa. Burke e Hare, con benedizione ed aiuto della gentile consorte di Hare, diventano così degli assassini, e alla fine anche piuttosto benestanti. Non credo di essere un visionario se mi permetto di vedere in questo film un satira sul mercato e sulle sue leggi, leggi non morali ma empiriche, e se credo di scorgere una critica assai poco velata alla avidità umana, ed all'ipocrisia delle nostre società (passate, come nel caso in questione, presenti e future). Il boia, una sorta di narratore, un personaggio tutto sommato simpatico, si trova a condannare i due protagonisti perchè facevano soldi sui morti proprio nel momento in cui intasca un sacchetto di monete e lascia che venga portato via il cadavere di Burke. Forse in questo punto Landis ci strizza l'occhio e ci ricorda che lui non è diverso dai suoi personaggi, anche lui sta facendo i soldi coi morti, proprio quei morti che stiamo vedendo noi sullo schermo. Poi, in tutto questo bailamme di vittime e carnefici, c'è la storia d'amore tra Burke e un'attricetta graziosa (ed ex prostituta. "C'è differenza?", si chiede un personaggio) con mire shakesperiane, c'è l'invenzione della fotografia, ci sono Coleridge e Wordswoth cui viene impedito di entrare in un locale alla moda, ci sono i dottori e il loro ego, c'è la torma cenciante e malaticcia che è la popolazione dell'epoca, ci sono le impiccagioni alle quali il popolo assiste come noi assistiamo ai film (ma per loro era gratis). Tutti giudicano e tutti (o quasi) si vendono (e chi non si vende, vorrebbe poterlo fare). Una sceneggiatura non all'altezza dei precendenti storici di Landis abbassa di qualche punto il giudizio, ci sono gag che portano a sorridere, a volte, altre volte neppure a quello, ma il film rimane un buon film. Una magnifica scenografia che ci riporta nel bel mezzo della vita squallida e maleodorante dell'Edimburgo dell'epoca, una storia che nel suo complesso è ben strutturata, solida, con qualche guizzo ma non troppi. Qualche guizzo in più non avrebbe guastato, o magari un po' più di verve in generale. Per essere un film girato da un americano è un film piuttosto europeo, esattamente come, all'opposto, Sherlock Holmes di Guy Ritchie (brittanico) era un film estremamente americano. Buoni gli intepreti. Forse in certi casi anche molto buoni. E in più un cameo di Christopher Lee, nei panni di un morituro (che poi in effetti, nel breve volgere di un attimo o poco più, muore). Non vorremmo che più che un camero fosse una sorta di coccodrillo e, se anche così fosse, il film ce lo spiega: i soldi si fanno coi morti.

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Ladri di cadaveri - Burke & Hare

 

Un film di John Landis. Con Simon Pegg, Andy Serkis, Isla Fisher, Jessica Hynes, Tom Wilkinson. Titolo originale Burke and Hare. Commedia, durata 91 min. - Gran Bretagna 2010.

1 commento:

  1. classico della narratura gotica che trae ispirazione da un racconto di stevenson.
    Negli anni quaranta venne girato un film con Boris Karloff e Bela Lugosi ma in tinta decisamente meno ironica..
    Nel medioevo il furto di cadaveri a fini scientifici era una pratica così diffusa da costringere i legislatori a punirla con pene severissime..pratica in cui anche il Lombroso si distinse alcuni secoli dopo..

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