I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

lunedì 28 dicembre 2009

Sherlock Holmes (contro il Nuovo Ordine Mondiale)


Si potrebbe intitolare “ Sherlock Holmes contro il Nuovo Ordine Mondiale ” questa ultima trasposizione del più famoso investigatore di tutti i tempi (anche se, a ben vedere, credo che il primo posto se lo contendano lui e sir Mickey Mouse). Ha un violino tra le mani, talvolta, ma non lo suona in maniera neppure lontanamente convenzionale, si limita a tirarne fuori sinistri suoni dodecafonici. La sua forza è la logica deduttiva, come sempre, ma non disdegna di menare le mani, e lo fa anche con un certo argume cerebrale e non poca soddisfazione. Fuma la pipa, ma la usa anche come detonatore e riesce a non farne a meno neppure nelle acque gelide del Tamigi. Per fortuna non ha più in testa quell’orribile cappello che tanto lo ha caratterizzato. S’intende di chimica, ha un olfatto sopraffino e un sottile humor inglese, vive in un alloggio che è per metà “antro del mago” e per metà immondezzaio, sempre in procinto di fare qualche scoperta che cambi la storia del mondo, o quantomeno che cambi qualcosa. Testa i suoi esperimenti sul cane, che più che altro si limita a dormire, e s’ingegna nel boicottare il matrimonio tra il fido Watson (Jude Law) e la sua fidanzata (Kelly Reilly). Questo e qualcosa d’altro il nuovo Sherlock Holmes (Robert Downey Junior) in salsa Mister Guy Ritchie.
Studiato per dieci anni dal produttore Lionel Wigram (che ne ha anche tirato fuori un fumetto che ha funzionato da soggetto), il restauro del vecchio Holmes è la cosa più riuscita del film, e non è poco, considerando che il film è ben riuscito in toto. L’aggiornamento regala a Holmes tratti nuovi e moderni, pur rimanendo fedele alle caratteristiche che l’hanno reso famoso. Si ha l’impressione che se dovessero venir scritti oggi, i romanzi di Sherlock Holmes, lo dipingerebbero esattamente così, gentiluomo con le pezze al culo, malato di noia, geniale, canaglia e simpaticamente attaccabrighe. Sprezzante quel tanto che è consentito a chi è fuori dalla norma. E Holmes è esattamente così, al di fuori di tutto, forse anche della realtà, soprattutto della realtà. Quando non ha un caso per le mani si seppellisce nel suo studio in stato semicatatonico, o rischia di far saltare in aria mezza Londra seguendo i suoi esperimenti, forse neppure tanto improbabili. Watson, che per fortuna è stato interpretato da Jude Law e non da Gerard Buttler (troppo muscoloso, avrebbe finito per fare dei due una coppia di buttafuori con la passione per l’indagine deduttiva), come in un primo tempo doveva essere, è l’altra metà di Holmes, l’intelligenza che non si spinge al genio, ma che rimane ancorata alla realtà, ed è esattamente questo il suo ruolo, più che non esserne un contraltare è l’anello che tiene, con difficoltà, Holmes legato alla realtà. Watson è l’ultimo baluardo che divide il suo capo-amico dalla follia.
Non immaginatevi, come è stato scritto di trovare un Holmes donnaiolo, è solo un abile ammiccamento del trailer, ma non ha nulla a che vedere con la realtà del film. Holmes ha un debole per Rachel McAdams, simpatica ladra stile Moulin rouge, che a sua volta ha un debole per Holmes, ma il rapporto tra i due è sublimato da una sfida tutta cerebrale e di abilità, diciamo così, professionale. E questo è un altro dei punti a favore del film, e del personaggio, Sherlock è sempre perfettamente in bilico tra corporeità e violenza, e genio e deduzione. Forse l’anello debole è Mark Strong, nel ruolo del cattivissimo Lord Blackwood, più o meno ispirato ad Aleister Crowley, che più che essere cattivo pare essere serio, forse troppo serio, e considerando la somiglianza dell’attore con Stanley Tucci, solitamente attore da commedia, non è esattamente il massimo che ci si può aspettare da un cattivo che pretende di essere in stretti rapporti addirittura col diavolo in persona.
Per il resto si può parlare di un prodotto ben congegnato, dove la fotografia di atmosfera di Philippe Rousselot si completa alla perfezione con la computer grafica che ricostruisce con mano sicura una Londra d’altri tempi.
E infine, la storia. Non è la cosa più importante, anche se non è da sottovalutare. Holmes si trova a combattere contro la massoneria che infesta tanta parte della vita politica e non solo del Regno Unito (e non solo), e contro il progetto di mettere in atto l’oggi tanto temuto Nuovo Ordine Mondiale. Si direbbe che si racconta dell’altroieri per parlare dell’oggi, ma in maniera leggera, da film d’azione, adrenalinica come tutto il cinema di Guy Ritchie che qui fa un passo indietro e lascia da parte le sue storie ad incastro e i suoi montaggi vertiginosi, senza dimenticare però come si girano le scene di scazzottate come Dio comanda.
Se c’è un appunto che mi sento di fare è che, pur non mancando, mi sarei aspettato una maggior verve nei dialoghi, una manciata di battute da portarsi a casa e da utilizzare scherzando con gli amici. Sempre che uno li abbia, gli amici. Altrimenti, aspettate il sequel. Ci sarà anche Moriarty, che qui c’è, lo giuro, ma non si vede.



Regia: Guy Ritchie
Sceneggiatura: Mike Johnson, Anthony Peckham, Guy Ritchie
Attori: Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdams, Mark Strong, Eddie Marsan, Kelly Reilly, James Fox, Hans Matheson, Robert Stone, William Hope, Robert Maillet, David Garrick, William Houston, Terry Taplin
Fotografia: Philippe Rousselot
Montaggio: James Herbert
Produzione: Village Roadshow Pictures, Wigram Productions, Lin Pictures, Silver Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Paese: Gran Bretagna, USA 2009

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