I DOTTORI SONO BUONI QUI, E I TOPI ANCHE, E GLI INFERMIERI. NON MI POSSO LAMENTARE.
POTREI ESSERE CHIUSO NEL GUSCIO DI UNA PICCOLA NOCE E SENTIRMI IL RE DELL'UNIVERSO, MA FACCIO BRUTTI SOGNI, E POI SENTO SEMPRE QUELLE MALEDETTE VOCI DAGLI SCARICHI, CHE NON TACCIONO.

martedì 29 dicembre 2009

El caso de la mano cortada


Il 19 Gennaio del 1954, all’età di 42 anni, muore, in calle de la princesa, 72, a Madrid, Margot, impiegata presso l’Isituto Nazionale di Previdenza di Albacete, nonché figlia di Margarita Ruiz de Lihory, marchesa di Villasante e baronessa di Alchaly.
Era caduta malata nell’Agosto del 1953, quando viveva insieme ad un’amica, che la ospitava da più di anno. Fu l’amica stessa, tale Herminia Harteaga Hernanedz, ad avvertire la madre, per telefono, della malattia della figlia.
La contessa Margarita Ruiz de Lihory, all’epoca risiedeva in Madrid, in calle de la princesa, 72, e mandò a prendere la figlia per averla presso di sé, a Madrid appunto. Già in Albacete, dove viveva, Margot era stata visitata da diversi medici, che avevano rilasciato delle diagnosi opposte, chi diceva che non si trattava di nulla di grave e chi sosteneva che fosse malata mortalmente. Considerando ciò che avvenne il 19 Gennaio dell’anno successivo, sembra chiaro che la seconda schiera di medici avesse effettivamente ragione da vendere. Comunque, il 6 di Settembre Margot venne trasferita in macchina a Madrid da due medici (teniamoli a mente, ci torneremo) presso la madre, che la fece sottoporre all’analisi di diversi dottori, tra i migliori specialisti dell’epoca.
Non ci fu nulla che tornò utile alla sua guarigione, e a Gennaio, il 19 del 1954, alle 12 e 45, Margot appunto morì. Pace all’anima sua.
Fin qui, nulla di strano, a parte la natura della malattia che la portò alla morte che rimase sostanzialmente sconosciuta.
Ciò che trascinò la vicenda a divenire assurda, più che strana, e a salire agli onori della cronaca, alle prime pagine dei giornali nazionali, fu la denuncia alle autorità che presentò uno degli altri tre figli maschi della marchesa di Villasante, accorsi al capezzale della sorellastra in fin di vita. Il 30 di Gennaio, infatti, ai giudici giunse una segnalazione in cui il giovane denunciava che il cadavere della sorella Margot era stata mutilato, precisamente di una mano, dei due occhi e della lingua. Le autorità, ritenendo l’accaduto quantomeno singolare, decisero di aprire un’inchiesta.

Nel mese di Maggio del 1971 un americano, tale William Rumsey, presunto agente della Cia, che si fa passare per uomo di scienza e cattedratico, affitta una stanza, la 402, presso l’Hotel Emperador, sito nel centro di Madrid. Da qui invia a diversi indirizzi di Albacete, cittadina non distante dalla capitale, la seguente lettera:

Gentilissimi Signori,
La presente lettera ha come motivo di chiederVi informazioni che per me rivestono un gran valore, e che saranno remunerate adeguatamente nel caso in cui mi portino ad indizi che sto cercando di reperire.
Nell’anno 1952 e nei seguenti mesi, nell’immobile ubicato in Calle Mayor di Albacete, al numero civico 58 (immobile oggi demolito e al cui posto oggi esiste una nuova costruzione) e che appartenne a D.na Margarita Ruiz de Lihory y Resino, con il titolo nobile: Baronessa di Alcahalì, moglie del Sr. Shelly, entrambi ormai deceduti. Abitarono nel medesimo immobile due uomini, medici di professione e di nazionalità danese, ivi invitati da questa signora, che durante un numero indeterminato di mesi e mentre D.na Margarita risiedeva in un’altra città, occuparono alcune stanze del citato immobile, facendo vita molto ritirata: alcuni vicini sapevano della loro presenza, ma poiché uscivano dalla casa solo di notte ho potuto raccogliere solo poche informazioni al loro riguardo.
Mi informano che i figli di D.na Margarita Ruiz de Lihory non conoscevano la loro identità, poiché la madre non li mise mai a conoscenza del loro soggiorno e degli esperimenti istologici di tali scienziati.
Un’altra nota, sebbene non certa, riferisce che almeno uno di questi signori si trasferì riservatamente a Madrid, dopo che la figlia della signora, D.na Margot Shelly, venisse trasportata, gravemente ammalata, nella capitale di Spagna. In qualsiasi caso, questi uomini di scienza abbandonarono Albacete prima che il Giudice ordinasse la requisizione e l’ispezione dell’immobile.
Il motivo di questo mio desiderio è conoscere il domicilio di questi dottori, tanto in Danimarca quanto in Spagna, per ottenere appunti complementari riguardo certi importanti studi di fisiologia animale realizzati dagli stessi.
Sono disposto a mettere a disposizione una donazione di 1.000 dollari, al cambio 69.000 pesetas, a chi mi fornisse l’informazione che mia permetta di localizzare questi medici, dal momento che dovrebbe essere possibile che qualche residente in Calle Mayor abbia stretto conoscenza con gli stessi.

Accettino i miei più sentito saluti,

Se siete in possesso di informazioni, per favore, inviatele a questo indirizzo:
Mr. W. Rumsey.
Room 402 Hotel Emperador.
Avda. José Antonio, 53 SPAGNA
MADRID-13.

Pare che nel 1970 sia giunta alla sede della Cia di Madrid una lettera, inviata in fotocopia poi anche a diversi altri enti, come alla associazione Erinadi (associazione di studi cosmologici) che s’interessava di oggetti non identificati, quelli che noi italiani chiamiamo ufo e gli spagnoli ovni, associazione sempre di Madrid, nella quale si sosteneva che tra gli anni 1950 e 1952 sarebbero atterrati nel sud della Francia e in Spagna dei presunti extraterrestri, tali Ummiti, provenienti da un pianeta chiamato Ummo, che sarebbero entrati in contatto con certi umani al fine di portare avanti degli esperimenti di vario ordine. Pare che l’agente Rumsey sia stato inviato in Spagna in seguito al ricevimento di tale lettera, evidentemente presa sufficientemente sul serio dalla sede centrale della Cia americana.
In questa lettera si faceva accenno precisamente al caso registratosi in Albacete, Calle Mayor 58 e conclusosi in Madrid, Calle de la princesa 72.
Nessuno, da Albacete, a quel che è dato sapere, rispose mai all’agente Rumsey. In compenso, i servizi segreti spagnoli, che nacquero col nome di “Circolo 30”, per poi divenire S.E.C.E.D., in seguito C.E.S.I.D., e attualmente C.N.I., negli anni ‘70 aprirono un fascicolo sul caso Ummo-Cia, e dunque investigarono su chi aveva investigato sul presunto caso degli Ummiti.
Come prima cosa giunsero ad avere conferma, grazie alle testimonianze dirette del personale dell’epoca dell’Hotel Emperador di Madrid, che in effetti nelle date tra l’11 e il 15 di Maggio 1971, un uomo nordamericano che si faceva passare per mister William Rumsey, aveva alloggiato all’hotel in questione, stanza 402. Quest’uomo, dunque, nel 1971, cioè a molti anni di distanza dai presunti fatti in questione (1952-1954), aveva attraversato l’oceano col compito di trovare testimonianze della presenza di due medici, o scienziati, o alieni che si facevano passare per scienziati, o medici, dall’aspetto nordeuropeo, che avrebbero alloggiato nella casa di Calle Mayor 58, ad Albacete, di proprietà della marchesa Margherita de Lihory durante l’anno 1952 e fino ad inizio Febbraio dell’anno 1954. Pare, da altre verifiche presso il personale e i registri dell’hotel, che il signor Rumsey, dopo essersi allontanato il 15 di Maggio, sia tornato presso l’Emperador tra l’1 ed i 5 di Giugno del medesimo anno, alloggiando nella stanza 425, per poi far perdere definitivamente le proprie tracce. Sembrerebbe logico presumere che, durante la prima visita, il presunto agente della Cia abbia tastato il terreno e inviato la lettera sopra riportata e in seguito sia tornato per verificare se avesse ricevuto una qualche risposta. Risposta che, appunto, sembrerebbe non essergli giunta affatto.

Il C.E.S.I.D., i servizi segreti spagnoli, quindi, approfondirono il misterioso caso degli Ummiti atterrati in Spagna, (espediente numero 1, documento 24) caso che puzzava di leggenda urbana lontano chilometri.

Dal 1965 una serie di professionisti spagnoli, ingegneri, medici e funzionari, residenti principalmente in Madrid e Barcellona, ricevettero per posta degli studi su fogli fotocopiati che trattavano di fisica, cosmologia, viaggi spaziali, sociologia, biologia, astronomia, diritto e altro. Gli studi riportati nelle lettere davano l’impressione di essere stati scritti da persone di un certo livello culturale, e non mancavano di una loro originalità, a volte spingendosi verso concetti che, all’epoca, si potevano ritenere ai limiti della conoscenza scientifica e che in qualche maniera rischiavano di sconfinare nella vera e propria fantascienza. Gli autori di queste missive pretendevano di essere giunti da un ipotetico pianeta chiamato “ UMMO ”, distante all’incirca 14 anni luce dalla Terra. Secondo le loro dichiarazioni, avrebbero organizzato una incursione sul nostro pianeta, con fini pacifici si, ma scientifici, per studiare la struttura fisico chimica del nostro globo, nonché la vita animale e umana, così come anche la natura del nostro ambiente religioso, morale e socio economico. Compito peraltro piuttosto ambizioso.
L’avanguardia esplorativa di Ummo, che si sarebbe trasferita da una lontano posizionamento di navi spaziali in qualche punto non specificato del sistema solare, o giù di lì, secondo il più classico sistema spannometrico, sarebbe sbarcata nel sud della Francia nel 1950.

L’affaire Ummo balzò agli onori della cronaca a partire da alcune dichiarazioni che fecero il giro del mondo, riportate nel 1968 dal quotidiano ABC di Siviglia e dallo scrittore Carlos Murciano, e attraverso il reverendo P.D. Enrique Lopez Guerrero, parroco di Mairena del Alcor (Siviglia). Qualcosa in seguito apparve in un libricino dai vaghi intenti divulgativi intitolato “ UMMO, un altro pianeta abitato “, scritto da Fernando Sesma.
Le medesime lettere sarebbero state ricevute non solo in Spagna, ma anche in Germania, Francia, Stati Uniti, Canada e Australia, ovviamente tradotte nella lingua di ognuno di questi paesi.
Fu nella lettera ricevuta nel 1968 da padre Lopez Guerrero che i presunti Ummiti fecero cenno ad un loro ricovero presso una gentile signora di Albacete, durante il quale avrebbero realizzato studi psicofisiologici con numerosi animali di proprietà della “gentil dama”.
In seguito, nel 1970, la associazione Erinadi, già citata, che si occupava di studi ufologici, ricevette a sua volta una lettera, fotocopia di quella ricevuta dalla sede della Cia di Madrid, nella quale si raccontava come due ummiti avessero vissuto, fino al 2 di Febbraio 1954, presso la proprietà della marchesa Margarita de Lihory, proprietà sita in Calle Mayor 58, ad Albacete, portando avanti studi sugli animali della marchesa.
La casa in questione, dove la marchesa e alcuni famigliari erano soliti trascorrere alcuni periodi durante l’anno, era normalmente abitata dalla figlia di primo letto della marchesa, Margot, che vi viveva. Nel 1952, pare, Margarita de Lihory, avrebbe chiuso casa, dal momento che la figlia nel mentre si sarebbe trasferita a casa dell’amica Herminia Harteaga Hernanedz, dipendente presso la Fabbrica di Mosaici Carbajal, in Albacete.
Dunque, dal 1952 al 1954, la casa di Calle Mayor sarebbe stata teoricamente libera di ospitare i due presunti ummiti. Due presunti ummiti, si evince, in tutto simili a persone nord europee.

Torniamo al 19 Gennaio 1954, data della morte di Margot. Il corpo viene seppellito 48 dopo la morte e il 21 Gennaio alle ore 11 si celebra il funerale.
Il 20 di Gennaio si verifica un fatto singolare. Margarita e il suo compagno Josè Maria Bassols (dopo aver lasciato il marito Ricardo Shelley, padre di Margot nonché di Luis, Josè Maria e Juan, la marchesa s’era riaccompagnata con l’avvocato catalano Josè Maria Bassols che, a sua volta, già aveva quattro figli), con ancora il cadavere della figlia – e figliastra – insepolto, uscirono di casa e vi tornarono con più di 100.000 pesetas dell’epoca, una bella somma, sostenendo di averle vinte alla lotteria.
Il 30 Gennaio, col cadavere già inumato da nove giorni, un fratello di Margot denuncia alle autorità la mutilazione del corpo della sorella. Ne segue una investigazione di polizia, condotta dagli ispettori e dagli agenti Fernandez Rivas, Alcocer, Gallego, Ruiz, Barroso, Ojeda e Ares, che esaminarono la casa, trovando in un contenitore per il latte la mano destra di Margot. A quel punto venne esumato il cadavere, sottoposto ad autopsia dal dottor Benigno Velazquez e dal dottor Eduardo Blanco Garcia. Evidentemente i due medici non potranno che constatare le mutilazioni e da qui in avanti si aprirà il procedimento a carico di Margarita de Lihory, Marchesa de Villasante e Baronessa de Alchaly, e del compagno Josè Maria Bassols che si concluderà diversi anni dopo, il 25 di Aprile del 1964, con un non luogo a procedere nei confronti dei due imputati per mancanza di prove fattuali a carico degli imputati. Cioè, il fatto è accaduto, si tratta di un fatto criminoso, e parecchio inquietante, ma non si sa chi siano i colpevoli, dal momento che non esistono prove sufficienti ad incriminare i sospettati.

Durante il procedimento giudiziario vennero ascoltati numerosi testimoni, tra cui i domestici delle varie case in possesso della marchesa, compresa la proprietà di Albacete, i parenti, e alcune persone intervenute nella casa di Calle Mayor per portare il loro ultimo saluto a Margot. Da queste testimonianze si giunse alla conclusione che erano presenti, tra la morte di Margot e la sua sepoltura, altre due persone, due uomini, indicati come due medici, di aspetto nord europeo, cioè sufficientemente alti, biondi, dagli occhi e dalla pelle chiari. Dei due medici, o presunti tali, si perse ogni traccia.
Questi due individui che secondo le lettere misteriose sarebbero stati ummiti, sarebbero stati gli stessi due medici che accompagnarono in macchina Margot da Albacete fino a Madrid, e che da allora sarebbero sempre stati presenti attorno al suo capezzale, in qualità, appunto, di medici.

I documenti stilati dai servizi segreti spagnoli, C.E.S.I.D., riportano un lungo elenco di persone da interrogare, partendo dai domestici, fino ai vicini di casa e a tutti coloro che in qualche maniera avrebbero avuto a che fare con la marchesa, con la figlia o con la casa di Albacete, ma più in là questi documenti non si spingono. In certi punti, in realtà, sembrano essere stati coperti da censura e certe pagine artatamente manipolate, in particolare quando si giunge a formulare alcune ipotesi investigative.
La prima prevede che effettivamente furono presenti nella casa di Albacete, nel periodo sopracitato, due individui dalla identità sconosciuta, proprio come viene affermato nelle lettere ummite. In questo caso si dovrebbe approfondire anche la possibilità della veridicità dell’ipotesi extraterrestre, dal momento che, se vera, sarebbe un chiaro segnale di pericolo per la sicurezza interna della Spagna. I due individui potrebbero però essere semplicemente terrestri, come ovviamente probabile, e a quel punto potrebbero o meno essere invischiati nella morte di Margot e nelle mutilazioni, e anche in questo caso andrebbe approfondita la loro posizione, anche se non si tratterebbe più di sicurezza nazionale e, in fin dei conti, potrebbe riguardare persone assolutamente estranee ai fatti e totalmente aliene da qualsiasi comportamento contro la legge.
Una seconda ipotesi prende in considerazione il caso che non siano mai esistiti due individui misteriosi residenti nella casa della marchesa e che dunque non ci fossero di mezzo né extraterrestri, né medici nordeuropei, né altro. Rimarrebbe comunque la questione delle mutilazioni al corpo di Margot.

…In entrambi due casi la sostanza dei fatti contiene in sé sufficienti elementi tali da giustificare un profonda investigazione riguardo… (questo estratto dai documenti ufficiali si interrompe a questo punto essendo la pagina tagliata apparentemente con un paio di forbici. Da qui in avanti non sappiamo più nulla riguardo ai dubbi e alle ipotesi dei servizi segreti spagnoli)

Il caso ovviamente non appena giunse alla stampa, assunse da subito una rilevanza assoluta e nazionale, e divenne in poco tempo l’argomento preferito della stampa stessa, sia di quella più seria e tradizionale che di quella di stampo sensazionalista, e della pubblica piazza. La gente conobbe questo caso, i suoi accadimenti, e lo svolgimento del processo come “Il caso della mano mutilata”, in spagnolo “El caso de la mano cortada“.

I diversi testimoni sentiti durante il processo, specialmente i domestici delle varie case della marchesa, riportarono le numerose stranezze della donna, soprattutto riguardo i propri animali che trattava alla stregua di persone, cosa piuttosto rara, se non proprio strana, per l’epoca. Possedeva all’incirca una sessantina di cani, più altri animali, divisi nelle varie case che possedeva tra Barcellona, Madrid e altri centri, come appunto Albacete. Quando per qualche tempo chiudeva una casa in favore di un’altra, lasciava l’incarico a qualche domestico o a qualche amministratore di badare al loro sostentamento. Pretendeva che i suoi cani fossero nutriti nella medesima maniera dei suoi domestici che dovevano, ai cani, assoluto rispetto.

Quando uno dei cani moriva, veniva svuotato degli organi interni e poi sepolto nel giardino. In casa esistevano stanze, ed armadi, alle quali nessuno tranne la marchesa e il suo compagno Bassols avevano accesso, neppure la più fidata servitù. In alcuni di questi armadi, in queste stanze inaccessibili, vennero ritrovati durante le indagini organi interni di animali, e piccoli scheletri e teschi, sempre di animali, presumibilmente dei suoi amati cani passati a miglior vita.

Ma chi era in realtà Margarita de Lihory, presunta marchesa di Villasante e baronessa di Alchaly?

Margarita Ruiz de Lihory y Resino, nacque a Valencia tra il 1888 e il 1893, anche se lei ha sempre sostenuto di essere nata nel 1893 (la data di nascita non è facile da determinare dal momento che non esiste un famigliare diretto che possa sollecitare e aver accesso a un Certificato di Nascita,) figlia di Don José Maria Ruiz de Lihory e di D.na Soledad Resino de la Bastida.
Suo padre, il Barone di Alcahalì, fu governatore civile di Mallorca, sindaco di Valencia e deputato nelle Corti nel 1904, scrisse un libro intitolato “Gli indemoniati di Balsa”. Grande appassionato di musica, scrisse altre due opere, una raccolta che vinse i giochi floreali del 1894, e anche un’enciclopedia della musica valenziana, nel 1904. Era interessato ai temi esoterici e potrebbe essere stato iniziato a qualche loggia massonica in Valenza. Morì in questa città nel 1920, lasciando due figlie, Soledad e Margherita, e nessun figlio maschio.
Si suppone che Margarita avesse 17 anni, secondo quanto riportano le cronache, considerando come data di nascita il 1893, quando si sposò con Ricardo Shelly, valenzano di nascita, ma con ascendenze irlandesi, dal quale ebbe quattro figli, Luis, Margot, Josè Maria e Juan. Il signor Shelly s’innamorò in seguito di un’altra donna e lasciò D.na Margarita, senza peraltro formalizzare la separazione e successivamente, suo malgrado, morì, nel 1941.
Margarita visse cinque anni a Parigi, e dopodiché si insediò definitivamente in Spagna. Durante questo periodo di tempo, così come durante i suoi viaggi, fu la nonna materna che si fece carico dell’educazione dei suoi figli.
Nel 1937 conobbe il prestigioso avvocato catalano D. Josè Maria Bassols Iglesias, secondo di nove fratelli. Era già sposato e aveva quattro figli. Avvocato di gran fama, il suo studio fu il più prestigioso della Ciudad Condal. Lavorò come assistente giuridico di importanti aziende e ricoprì la carica di vicepresidente della Metro di Barcellona e consigliere della Società della Tranvia. Amante della vita sociale, spesso, prima della guerra, organizzava nella sua proprietà di Sitges feste movimentate che erano solite contare tra gli invitati uomini di cultura e belle donne. L’avvocato Bassols si innamorò immediatamente di Margarita, e si separò da sua moglie per sposarsi in cerimonia civile con la Marchesa dopo aver divorziato grazie alle nuove leggi in materia matrimoniale appena approvate dalla Repubblica, anche se il loro matrimonio non sarà mai considerato valido, dal momento che Margarita risultava ancora legalmente sposata col primo marito (che all’epoca, fottendosene altamente di leggi presenti e future, l’aveva lasciata così su due piedi, senza nulla di scritto e legalmente valido).
I rapporti di Bassols con Margot Shelley furono sempre eccellenti, allo stesso modo che con gli altri tre figli della marchesa, da come si deduce dagli elogi che gli attribuiscono in diverse lettere.
I figli di Margarita lo descrivono però come intrappolato dalla personalità avvolgente e spiraliforme della madre.
Pare che tanto Bassols come la sua famiglia fossero grandi appassionati di scienze occulte - mania abbastanza comune all’epoca, e forse in tutte le epoche tranne, forse, la rivoluzione francese - e possedessero una gran biblioteca sul tema dello spiritismo.

Margarita Ruiz fu una donna eccezionale e precorritrice della sua epoca, per molte ragioni. Infermiera di professione, aveva studiato due anni di medicina a Valenza, e oltreché aver studiato e imparato varie lingue, sapeva suonare il piano, dipingeva a pastello e, successivamente, si laureò in Diritto, prima donna in Spagna, giungendo alla laurea in soli due anni.
Fu una delle prime donne a ottenere la patente per la macchina. Nonostante questo, quantomeno quando viveva in Albacete, si raccontava che tenesse spesso allertato una carrozza trainata da cavalli davanti alla porta di casa sua anche per ventiquattro ore consecutive, tanto i suoi continui spostamenti e i suoi viaggi erano totalmente imprevedibili. Pare facesse anche una gran quantità di spostamenti in taxi.
Aveva una buona rete di conoscenze, e tra le sue influenti amicizie si conta ad esempio quella con Miguel Maura, Ministro del Governo agli albori della Seconda Repubblica, con il quale ebbe una relazione intima, e che si mosse affinché le venissero concessi alcuni incarichi di tipo benefico, nello stesso periodo in cui stava conseguendo il patentino da giornalista, che in seguito le sarebbe stato di grande utilità.
Se la cavava con disinvoltura in qualsiasi ambiente a livello internazionale grazie alla sua amplia cultura ed educazione, oltreché alla sua intelligenza.
La si può trovare a Cuba, Messico, New York, Washington o Boston, scrivendo per riviste, tenendo conferenze e organizzando esposizioni in gallerie di arte con quadri falsi realizzati da un pittore amico suo e che lei firmava come se ne fosse stata l’autrice, cosa che le portò una certa fama oltre a rilevanti entrate economiche. Di fatto, ricevette l’incarico da alcuni tra i più importanti dirigenti politici dei paesi che visitò nelle sue tournee, affinché dipingesse loro il ritratto.
Fu chiamata la Mata Hari spagnola poiché lavorò per i servizi di spionaggio della Germania o, quantomeno, otteneva con frequenza scambi di informazioni, a favore dalla Spagna, inizialmente, con Primo de Rivera, che conobbe quando era Capitano Generale di Valencia, con il quale intrattenne una relazione anche questa “ molto intima “, e che successivamente le chiese di prestar servizio come spia nel periodo in cui il servizio segreto spagnolo era chiamato Circolo 30 che lavorava fondamentalmente nel nord Africa, soprattutto nella zona del Rif.
Andò in Marocco come corrispondente della Guerra d’Africa – e forse come spia - e i suoi spettacolari reportage fotografici furono riconosciuti e ammirati in quanto sapevano mostrare tutta la crudezza della guerra. Uno dei suoi contatti in loco era un militare chiamato Francisco Franco al quale si dice che salvò la vita, secondo alcune versioni avvisandolo di una imboscata che era stata preparata ai suoi danni dagli indigeni e, secondo altre versioni, si dice che Franco fu ferito da un proiettile ai testicoli, uno dei quali gli rimase strozzato, e che Margarita lo aiutò controllando la emorragia che probabilmente avrebbe potuto portarlo alla morte. Margarita era, secondo quanto si diceva, una tra le poche persone che osavano dare del tu al Caudillo anche in pubblico, forse per via del fatto che tenere tra le mani i testicoli del Generalissimo doveva essere considerato dallo stesso un merito sufficiente da garantire un certo grado di intimità..
Durante un soggiorno in Marocco divenne amante e confidente del caìd rifeno Abd el Krim, che aveva precedentemente conosciuto all’Hotel Alhambra a Granada e che, poco tempo dopo averla conosciuta le regalò un braccialetto da caviglia e un anello che recava l’incisione “ Pace nella nostra separazione “ (qualsiasi cosa possa significare) che Margarita conservò per tutta la vita.
Durante la relazione con Abd el Krim, conoscendo tutti i dettagli operativi dei preparativi della Spagna per reprimere la rivolta delle tribù che stava organizzando il Caìd contro il dominio coloniale, Margarita avvisò il suo amante, che ovviamente organizzò un’accoglienza adeguata alle truppe spagnole e quello che avrebbe dovuto essere un attacco a sorpresa divenne un’azione in cui i sorpresi risultarono essere gli spagnoli., e che diede come risultato il “disastro di Annual”.
Stiamo dunque parlando di una spia doppiogiochista, oltre che di una ribelle femminista che predicava che “ la donna non deve essere strumento di nessuno “, “ deve ricercare il suo proprio piacere e non quello dell’uomo”, “ deve partecipare alla vita attiva, alla politica, nel lavoro, nella lotta e non solo nel matrimonio “. Si vantava inoltre che nel suo letto fossero passati uomini di tutte le razze della Terra e che tutti i suoi problemi li risolveva tra le lenzuola. Era una donna considerata stravagante e che, per di più, fumava in pubblico, cosa che non era “ ben vista “ negli anni 50 dello scorso secolo, e che ancora oggi, sessant’anni dopo, continua a non esserlo. A causa di queste sue caratteristiche, anche negli stati sociali diversi o inferiori a quello aristocratico, cioè quello in cui normalmente si muoveva, di solito non veniva considerata una gran signora, quanto piuttosto l’esatto contrario.
La marchesa utilizzò sempre la seduzione, l’intelligenza e la sua gran bellezza per raggiungere i suoi scopi.
Durante le sue permanenze, tanto a Barcellona come ad Albacete, e verosimilmente anche a Madrid, la Marchesa organizzava spesso grandi feste alle quali erano presenti alcuni capoccia del “ Regime “, e si parlò persino della presenza di membri del clero.
Si raccontava, però a livello di commenti di strada, che in queste feste si celebrassero messe nere e sanguinosi rituali di magia che Margarita avrebbe avuto occasione di conoscere e apprendere durante i suoi viaggi in Africa. Dopo di che le feste sarebbero continuate con grandi orge che in alcuni casi sarebbero durate anche diversi giorni. Si vociferava che alle orge fossero presenti gruppi di prostitute (usanza che ancora oggi va per la maggiore, specialmente in ambiti politici, finanziari ed ecclesiastici).
Dato il livello e la categoria sociale delle persone che frequentavano la casa della Marchesa calò per molti anni, e forse per paura (quantomeno fino a che fu viva Margarita) un silenzio assoluto da parte delle persone che, senza dubbio, avevano avuto modo di vedere i fatti che si verificavano in detta casa. Parrebbe che sia esistito qualcosa come un patto segreto che in molti casi ha finito con l’essere rispettato.

Essendo Margherita stata sospettata di essere una spia doppiogiochista al soldo della Germania nazista, si prospettò l’ipotesi che i due misteriosi medici fossero in realtà degli scienziati nazisti sfuggiti dal processo di Norimberga, dove avrebbero dovuto essere condannati per crimini contro l’umanità, al pari del dottor Mengele. Si fecero addirittura due nomi, George Framremberg e John Schmidt, che avrebbero ricoperto il ruolo rispettivamente di colonnello e capitano delle S.S. Pare però che, sia questi nomi tedeschi, che quelli canadesi che utilizzavano per nascondere la loro reale identità, fossero falsi. Non sono stati trovati, negli elenchi dei nazisti sottoposti a giudizio durante il processo di Norimberga, nessun George Framremberg e nessun John Schmidt. Secondo la cosiddetta ipotesi nazista, i due, avrebbero lavorato ad Albacete allo studio di un veleno e del suo antidoto, al fine di sostituire la capsula di cianuro che utilizzavano i nazisti per darsi la morte una volta nelle mani del nemico o, secondo una diversa ipotesi che sembra preludere alla moderna paranoia complottista, ad un veleno inodore, incolore ed insapore da utilizzare per avvelenare grandi quantità di acqua.

Alcuni testimoni, tra i vicini interrogati anni dopo i fatti, confermano l’esistenza di questi due personaggi, che erano soliti entrare ed uscire di casa, senza porre particolare attenzione a non essere visti. Avrebbero frequentato con una certa assiduità il bar El Nido e sarebbero stati soliti uscire a fare due passi lungo Calle Mayor. Gli stessi testimoni parlano della donna come di una madre fredda e distaccata e di una moglie ossessivamente gelosa, e la descrivono con tratti che delineerebbero la follia. Pare che temendo che i figli cercassero di farla riconoscere non in possesso delle proprie facoltà mentali, per interdirla e appropriarsi del suo patrimonio, qualcuno l’abbia sentita pronunciare in diverse occasioni la frase, << Ti taglierò quelle mani. >>, o << Quelle dannate mani >>, o ancora, << Quelle mani di merda. >>, rivolta alla figlia Margot, immaginando che potessero essere proprio quelle (dannate) mani (di merda) a firmare la richiesta di interdizione.

Ma cosa accadde allora ad Albacete? Di cosa morì Margot? Venne sottoposta ad un esperimento dai due medici nordeuropei o teteschi ti Cermania? Volontariamente o inconsapevolmente? O forse venne contagiata inavvertitamente da qualche veleno utilizzato dai due dottori? Chi erano questi due medici? Cosa facevano realmente in Calle Mayor 58? E chi, e perché mutilò il cadavere di Margot?
La Marchesa era davvero dedita a culti satanici? Era affiliata a qualche setta, a qualche frangia della massoneria deviata? Da dove le giungevano le improvvise ed abbondanti quantità di denaro che puntualmente attribuiva alla vincita di qualche lotteria o al lascito di qualche lontano e sconosciuto parente? Era stata davvero una spia al soldo dei nazisti? Aveva dato ospitalità a due scienziati nazisti in fuga? Era vero che utilizzasse i cadaveri dei suoi cani per trafficare in diamanti e droga? O era solo totalmente matta?

La marchesa Margarita Ruiz de Lihory (in realtà fasulla marchesa e fasulla baronessa, in quanto sottrasse con la frode i titoli alla sorella maggiore Soledad, che ne sarebbe stata la legittima “proprietaria”) morì ad Albacete il 15 di Maggio del 1968. Basta.

2 commenti:

  1. Ho letto tutto l'articolo. Mi è piaciuto (giudizio di un non addetto ai lavori).
    Mario

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  2. Margarita Ruiz de Lihory, marchesa di Villasante e baronessa di Alchaly, pace all'anima sua, secondo me, è stata, se questi sono i fatti nella loro totalità, la mandante di un omicidio lento ed atroce. Chiaramente se collezionava parti di cane morto figuriamoci se non le fossero interessate alcuni parti della figlia.
    I due ''Nordici'', nell'articolo chiamati Ummiti ma che nell'ufologia moderna vengono riconosciuti col nome di Orange o 'Biondi a Sei Dita' o, appunto, 'Nordici', per il mio avviso non potevano essere alieni. Bene o Male, qualcosa che non è terrestre lo riconosci...a meno che i due non fossero ''Posseduti'' da due menti aliene, il che è più probabile. Rimane da dire che due Alieni che staccano una mano ad un cadavere abbiano quanto meno cattivo gusto...ma soprattutto: che se ne dovevano fare di questa mano e di questi occhi tolti alla poverà Margot?
    Probabilmente i due erano due dei tanti maniaci satanici frequentati dalla madre...ovviamente dottori... ovviamente artefici della morte di Margot (morte avvenuta per avvelenamento da Arsenico come nel caso di Napoleone) prezzolati dalla Marchesa poiché accecata dall'odio per la figlia e dalla pazzia pura. Adesso comunque copio ed incollo sul mio blog... Grazie Fenomeno... a domattina

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